Il territorio
della provincia di Varese è particolarmente suggestivo per i
numerosi luoghi di interesse turistico, culturale e
naturalistico:
Il Lago
Maggiore è
il secondo Lago d'Italia, geograficamente è situato piu' a occidente
degli altri specchi d'acqua subalpini ed e' attorniato da piccoli
laghi satelliti, fra cui il Lago d'Orta e Mergozzo.
La sponda
occidentale appartiene al Piemonte, quella orientale alla
Lombardia.
L'archeologia ha accertato l'esistenza dell'uomo
sulle sponde del lago dall'età del bronzo e del ferro.
Il lago,
una volta chiamato Verbano, ebbe centri importanti come Arona,
Angera, Stresa, Locarno (CH) e vi succedettero numerose Signorie come
i De Castello, i Barbavera, i Torriani , i Visconti, gli Sforza e in
particolare la famiglia dei Borromei, che estese il suo dominio su
gran parte del Lago.
L'importanza artistica del Verbano non è
trascurabile, vi spiccano numerose chiese romaniche e rinascimentali,
pitture murali del Medio Evo, dipinti di Gaudenzio Ferrari,
Bernardino Luini, del Bramantino, del Morazzone e molti
altri.
Laveno
e dintorni
Laveno,
Mombello Lago Maggiore e Cerro Lago Maggiore sono divenute, da più
di mezzo secolo, Comune di Laveno Mombello con il Regio decreto del
19 dicembre 1927.
Il comune, collocato in provincia di Varese, con
una superficie di 25 Kmq. a 200 metri sul livello del mare, con i
suoi 9.000 abitanti circa, è uno dei più importanti centri
climatici turistici, culturali e storici del Lago Maggiore.
Il
centro lacustre ha varie località panoramiche e collinari come le
Cascine (490 m.), Monteggia (394 m.), Montecristo e Brena (334 m.),
Casere (768 m.).
“Capitale turistica” della sponda orientale
del lago, sinonimo di “Paese della Ceramica”, Laveno Mombello si
è imposta negli ultimi decenni quale centro di importanti iniziative
di promozione turistica e culturale.
Di Mombello si hanno le
prime notizie attraverso le tracce di insediamenti primitivi, quali i
resti di palafitte risalenti al 3000 a.C., nella zona protetta
collinare detta “Torbiera”.
Gli insediamenti di Laveno e
Cerro sono di epoche più recenti; Le prime notizie di Laveno
risalgono all’epoca romana. Si dice al proposito che il nome
risalga al Generale romano Labieno che si era opposto ai Galli sulle
alture dell’agglomerato più antico, Mombello (l’origine
etimologica sembra essere infatti “Mons belli” ovvero “Monte
della Guerra”).
Dominata dapprima da Longobardi e Franchi,
Laveno e Mombello fecero parte del Comitato Seprio; in seguito vi
furono le infeudazioni dei Visconti, degli Sforza, dei Borromeo e dei
Besozzi. Dopo le pagine della dominazione spagnola, Laveno passò
agli austriaci, il cui dominio continuò anche dopo la parentesi
napoleonica.
L'Eremo di
Santa Caterina del Sasso è
una meta di straordinario interesse per un itinerario che abbina le
bellezze artistiche a quelle del territorio.
Esso sorge sulla riva lombarda del Lago Maggiore, proprio qui, a due passi da noi.
La costruzione, che sovrasta di qualche decina di metri l’acqua del lago, si aggrappa alla parete rocciosa che nel medioevo venne denominata “Sasso Ballaro”.
Il complesso, vero e proprio gioiello del patrimonio artistico e naturalistico del lago Maggiore, offre al visitatore una vista incantevole della parte meridionale del lago.
Attualmente l’accesso all’antico complesso può avvenire sia mediante natante che scendendo per il sentiero che parte dal piccolo piazzale detto “del Quicc”, dove un tempo sorgevano le cascine del convento.
Dopo aver visitato l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, scendendo giù, al molo di approdo, si può prendere il battello e navigare liberamente su tutto il Lago Maggiore visitando i più noti siti turistici, quali le Isole Borromee (Isola Bella, Isola Pescatori e Isola Madre) o i parchi di Villa Taranto e Villa Pallavicino, la Rocca di Angera, ecc.
La Storia
Le origini dell’eremo oscillano tra leggende e storia e nell’affascinante figura del Beato Alberto Besozzi, un uomo vissuto tra la metà e la fine del XII secolo. Questi, dedito al commercio, trovò salvezza proprio sulla sponda del “Sasso Ballaro” durante una improvvisa tempesta in cui persero la vita i suoi compagni di viaggio. Come ringraziamento per aver scampato la morte fece voto a S. Caterina e decise di fondare un convento per rifugiarsi dai peccati del mondo.
Per molti anni il Besozzi visse in completo isolamento e, dopo la sua morte, il luogo divenne immediatamente meta di pellegrinaggi, soprattutto qualche secolo dopo la sua scomparsa, venne riscoperto il convento dai padri domenicani che, intorno al 1250, vi si insediarono, per prendersi cura dei fedeli che accorrevano numerosi in preghiera.
Esso sorge sulla riva lombarda del Lago Maggiore, proprio qui, a due passi da noi.
La costruzione, che sovrasta di qualche decina di metri l’acqua del lago, si aggrappa alla parete rocciosa che nel medioevo venne denominata “Sasso Ballaro”.
Il complesso, vero e proprio gioiello del patrimonio artistico e naturalistico del lago Maggiore, offre al visitatore una vista incantevole della parte meridionale del lago.
Attualmente l’accesso all’antico complesso può avvenire sia mediante natante che scendendo per il sentiero che parte dal piccolo piazzale detto “del Quicc”, dove un tempo sorgevano le cascine del convento.
Dopo aver visitato l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, scendendo giù, al molo di approdo, si può prendere il battello e navigare liberamente su tutto il Lago Maggiore visitando i più noti siti turistici, quali le Isole Borromee (Isola Bella, Isola Pescatori e Isola Madre) o i parchi di Villa Taranto e Villa Pallavicino, la Rocca di Angera, ecc.
La Storia
Le origini dell’eremo oscillano tra leggende e storia e nell’affascinante figura del Beato Alberto Besozzi, un uomo vissuto tra la metà e la fine del XII secolo. Questi, dedito al commercio, trovò salvezza proprio sulla sponda del “Sasso Ballaro” durante una improvvisa tempesta in cui persero la vita i suoi compagni di viaggio. Come ringraziamento per aver scampato la morte fece voto a S. Caterina e decise di fondare un convento per rifugiarsi dai peccati del mondo.
Per molti anni il Besozzi visse in completo isolamento e, dopo la sua morte, il luogo divenne immediatamente meta di pellegrinaggi, soprattutto qualche secolo dopo la sua scomparsa, venne riscoperto il convento dai padri domenicani che, intorno al 1250, vi si insediarono, per prendersi cura dei fedeli che accorrevano numerosi in preghiera.
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